◆ Secondo alcune stime, ogni paese del mondo dovrà dedicare tra lo 0,5 e il 5 per cento del suo territorio ai pannelli solari per completare la decarbonizzazione entro il 2050. Questo potrebbe creare tensioni con gli agricoltori, gli attivisti per la tutela del paesaggio e le comunità locali. Le centrali solari galleggianti, che si stanno diffondendo soprattutto in Asia, potrebbero aiutare a risolvere il problema.
Queste immagini, scattate dai satelliti Landsat della Nasa, mostrano una riserva idrica vicino a Dezhou, nella provincia cinese dello Shandong, prima e dopo l’installazione di una grande centrale solare galleggiante. Il progetto, che ha una capacità di 320 megawatt, è stato inaugurato quest’anno.
Secondo il National renewable energy laboratory (Nrel), negli Stati Uniti, i pannelli galleggianti offrono molti vantaggi: si mantengono più freschi ed efficienti, e aiutano a prevenire l’evaporazione dell’acqua e la fioritura di alghe nocive. Inoltre, di solito le riserve si trovano vicino ai centri urbani e questo, rispetto alle centrali solari costruite nel deserto, semplifica la distribuzione dell’energia. Le centrali galleggianti sono però più costose, anche per quanto riguarda la manutenzione, e possono avere un impatto negativo sulla flora e la fauna acquatica.
Attualmente la capacità installata del solare galleggiante nel mondo è di circa tre gigawatt, contro i settecento gigawatt e più del solare terrestre. Ma le prospettive sono interessanti: si calcola che coprendo il 10 per cento dei bacini idroelettrici del mondo con i pannelli solari si potrebbe raggiungere una capacità di quattromila gigawatt, equivalente a quella di tutte le centrali a combustibile fossile del mondo.–Adam Voiland (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 111. Compra questo numero | Abbonati