Camila Reis, 34 anni, è arrivata davanti alla banca prima delle sette di mattina con gli ultimi spiccioli che le erano rimasti: cinque real, meno di un euro. Sull’autobus l’autista si è tenuto i dieci centesimi di resto. “Non ho più nulla, spero con tutto il cuore che ci siano i soldi”, dice Reis sotto il sole di mezzogiorno.
È a Periperi, una baraccopoli alla periferia di Salvador de Bahia. Con la pazienza dei poveri e una nuova speranza, questa donna brasiliana si augura che tutto fili liscio: deve ricevere il sussidio mensile istituito dal governo.
Gli aiuti sono figli del famoso ed efficace programma Bolsa família, creato dall’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (Pt, sinistra). L’attuale presidente Jair Bolsonaro (estrema destra) lo ha chiamato Auxílio Brasil e, in vista delle elezioni presidenziali del 2 ottobre, ha aumentato il sussidio del 50 per cento.
Grazie a una manovra legislativa e contabile, Bolsonaro ha ottenuto 7,5 miliardi di dollari dalle casse pubbliche per distribuire i soldi ad alcuni gruppi di cittadini: ai più poveri, nella speranza che alcuni di loro voltino le spalle a Lula; ai tassisti e ai camionisti per consolidare il loro sostegno. I primi sono colpiti duramente dall’inflazione, i secondi dall’aumento del prezzo del carburante.
Bahia, una delle zone più disagiate del Brasile e dove la popolazione nera è in maggioranza, è territorio di Lula. Qui l’ex presidente è rimasto l’idolo delle masse anche nei periodi più difficili della sua carriera politica.
Oggi la coda davanti alla Caixa econômica fa il giro dell’isolato. Reis ha bisogno del sussidio per mantenere i suoi cinque figli e costruirsi una piccola casa. Da otto mesi vivono della carità di altri fedeli della chiesa pentecostale. “Non ho il gas né un frigorifero”, dice.
Non è un’eccezione in un paese in cui 33 milioni di persone soffrono la fame. I due figli più piccoli di Reis sono rimasti a casa con Uedison, dodici anni, “più responsabile di tanti uomini adulti”. Reis è magra e i tatuaggi che ha sulle braccia contrastano con la gonna sotto il ginocchio e lo chignon stretto. Non è sempre stata evangelica: era credente ma poi si è allontanata dalla chiesa. Il suo compagno è finito in carcere, quando è tornato in libertà l’ha tradita e si è preso la baracca in cui vivevano. A quel punto Reis ha ricominciato a frequentare la chiesa. Fa parte della minoranza di brasiliani indecisi su chi votare alle elezioni del 2 ottobre. La sua priorità in questo momento è ricevere il sussidio.
Quella di Reis è una delle venti milioni di famiglie che dalla fine di agosto hanno cominciato a ricevere i seicento real mensili (115 euro) del programma Auxílio Brasil. La Bolsa família si aggirava intorno ai 190 real, Bolsonaro l’ha portata a quattrocento real quando è scoppiata la pandemia di covid-19 e ora ha aggiunto duecento real. Il sussidio è la sua arma principale per ribaltare i sondaggi. Secondo l’istituto Datafolha, Lula è il favorito. Tra chi percepisce gli aiuti del governo, il 56 per cento voterà per il leader del Pt e solo il 28 per cento per Bolsonaro.
Strappare voti a Lula a Bahia è una sfida, perché gli stati della costa nordorientale del Brasile sono tradizionalmente dei bastioni elettorali del leader della sinistra. Durante i suoi due mandati, le condizioni di vita degli abitanti di questa regione sono migliorate come mai prima, anche grazie al boom del prezzo delle materie prime e alla ridistribuzione della ricchezza.
Alcune cifre mostrano quanto siano importanti oggi i sussidi sociali. Bahia ha sedici milioni di abitanti, 1,8 milioni di posti di lavoro e 2,2 milioni di famiglie che dipendono da Auxílio Brasil. Una situazione che si ripete in un terzo degli stati brasiliani, con proporzioni diverse.
Edeleusa Pereira, 55 anni, è disoccupata da molti anni, dopo una vita passata a lavorare come collaboratrice domestica part-time. Non ha mai versato i contributi per la pensione. È contenta che il sussidio sia aumentato, ma ancora non riesce a saldare tutte le bollette. “A volte le spese sono troppe e devo chiedere di pagare a rate”, spiega. Anche se è grata per l’aiuto ricevuto non voterà per Bolsonaro, perché “è uno dei presidenti peggiori della storia del Brasile”. Spera che vinca il Pt.
Il sussidio dovrebbe scadere alla fine dell’anno, poco prima dell’insediamento del prossimo presidente. “Credo che Lula non lo sospenderà. Ho fiducia in lui”, dice Pereira.
Se Lula vincesse, cosa dovrebbe fare come prima cosa? “Abbassare il prezzo di alcuni beni, perché è tutto molto caro. Mi stanno spuntando le ali a forza di mangiare solo pollo. Prima, quando c’era Lula, ogni tanto cucinavamo il churrasco (grigliata di vari tipi di carne)”, dice.
Le code per ricevere il sussidio non sono l’unico problema, sostiene l’architetta Wila Carvalho, 28 anni, attivista dell’associazione Salvador invisível. La procedura online è un ostacolo enorme per persone come Adailton Andrade, 43 anni, che per vivere raccoglie il cartone. “Per chiedere il sussidio bisogna prendere appuntamento su internet. Ho chiesto a mia figlia di farlo con il cellulare, abbiamo provato in tutti i modi ma non ci siamo riusciti”, spiega. Carvalho organizza dei corsi mensili per aiutare le persone a orientarsi nella burocrazia digitale.
Il sussidio non basta
Albanise Santos, 37 anni, residente a Periperi, riceve il sussidio da quando è nato il suo secondo figlio, tre anni fa. Lavorava come segretaria di un deputato del Pt. Ha mandato curriculum un po’ dappertutto, ma nessuno la chiama per offrirle un lavoro, a parte i suoi ex capi: vogliono che s’impegni nella campagna elettorale. Ma accetterà solo se le offrono un lavoro a tempo indeterminato.
I 600 real del sussidio integrano il salario del marito. Se non ci sono imprevisti la sua famiglia, dove i bambini cenano con una minestra e gli adulti con pane e caffè, riesce ad arrivare alla fine del mese. “Ma a giugno i miei figli si sono ammalati e solo per comprare le medicine in farmacia ci hanno chiesto quattrocento real. Abbiamo pagato la metà e il resto lo abbiamo preso a credito”, racconta.
A ottobre Santos voterà per Lula. Crede che le elezioni saranno combattute: “Qui molte persone non sono del Pt ma daranno lo stesso il loro voto a Lula. Vogliono vedere se senza Bolsonaro la situazione del paese migliorerà”.
Le aspettative sollevate dal candidato di sinistra tra i brasiliani più poveri sono enormi. In caso di vittoria, sia Lula sia Bolsonaro hanno promesso che il sussidio continuerà a essere pagato. Resta da vedere quale sarà l’importo.
Reis è cauta: “Non posso contare solo su Auxílio Brasil. Devo trovare un’altra fonte di reddito”, dice cercando un po’ di ombra ma stando attenta a non perdere il posto in fila. ◆ fr
Naiara Galarraga Gortázar è la corrispondente in Brasile del quotidiano spagnolo El País.
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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 46. Compra questo numero | Abbonati