W.E.B. Du Bois è stato molte cose: un militante afroamericano, un illustre storico, un sociologo, un leader dei diritti civili e un modello di ciò che può significare essere un intellettuale pubblico. Molti sostengono che sia il padre fondatore dei moderni Stati Uniti neri. I suoi scritti, le sue ambizioni, i suoi fallimenti e i suoi successi sono la linea di basso dell’ampio e magistrale romanzo d’esordio di Honorée Fanonne Jeffers, I canti d’amore di Wood Place. È un’opera ambiziosa, adagiata nella raffinata porcellana dell’opera di Du Bois, un uomo la cui vita e il cui lavoro pulsavano di domande sull’eredità della storia dei neri statunitensi e su ciò che si può fare con questa eredità complessa. Du Bois nacque nel 1868 a Great Barrington, in Massachusetts in una comunità di proprietari terrieri neri liberi di origini africane, olandesi e francesi. L’ascendenza ha un ruolo importante nel libro. È in Georgia che incontriamo la protagonista, Ailey Pearl Garfield. Da giovane donna nera alla fine dell’ottocento, Ailey divide il suo tempo tra un centro urbano conosciuto solo come “la Città” e Chicasetta, una realtà rurale in cui è conosciuta, amata e libera. Il romanzo si muove dal passato al presente, con capitoli che rievocano le storie degli antenati di Ailey e altri che raccontano una storia attuale attraverso gli occhi di Ailey e delle donne importanti della sua vita. L’istruzione è un tema del libro. Sua nonna vuole che diventi medica, ma Ailey è destinata a diventare una storica. Nel suo mondo, e in questo libro, la storia è tutto: un’eredità di segreti, bugie, talenti, tradimenti, ambizioni, successi e possibilità. I canti d’amore di Wood Place è un racconto epico, popolato da personaggi indimenticabili. Tutto ruota intorno a questa domanda: come fa una giovane donna nera a costruire una vita gioiosa e completa in un campo minato di tesori e tragedie com’è il sud degli Stati Uniti? Qualcuno ha detto che i grandi romanzi creano mondi che continuano a vivere di vita propria. I canti d’amore di Wood Place è uno di loro: molto tempo dopo aver letto l’ultima riga, l’universo di Ailey Pearl Garfield si muove ancora. Veronica Chambers, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati