Il 22 settembre un’imbarcazione di migranti è naufragata al largo delle coste della Siria. Il bilancio è di 94 morti, tra cui dieci bambini. Venti persone sono state soccorse e proseguono le ricerche dei sopravvissuti. Secondo le autorità siriane, a bordo della piccola barca naufragata davanti alla città di Tartus c’erano circa 150 persone, in maggioranza libanesi e profughi siriani e palestinesi, partite da Tripoli, in Libano, una cinquantina di chilometri più a nord. Un giornalista del quotidiano libanese Al Akhbar ha raccolto le voci delle persone presenti al funerale di alcuni giovani morti nel naufragio, provenienti dal campo profughi di Shatila, a Beirut. Una di loro gli ha detto: “Entra nelle nostre case, guarda la nostra vita e capirai che il mare è più misericordioso del Libano, almeno ci uccide una volta sola, mentre nel campo si muore mille volte senza che nessuno ne sappia nulla”. In seguito al collasso economico del Libano, sono in aumento le persone che cercano di attraversare il Mediterraneo a bordo d’imbarcazioni di fortuna per arrivare nei paesi europei, in particolare a Cipro, che si trova a 175 chilometri dalle coste libanesi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati