La crisi climatica minaccia i supercomputer. Un esempio è quanto avvenuto nel 2018 in California, quando un incendio devastante ha distrutto più di seicento chilometri quadrati di vegetazione e ucciso 85 persone. Il rogo ha costretto il centro di calcolo del Lawrence Berkeley national laboratory, che si trovava a 230 chilometri di distanza, a bloccare i flussi d’aria per evitare di far entrare il fumo. Questo ha però fatto aumentare l’umidità interna, mettendo a rischio le apparecchiature. Altri problemi derivano dal fabbisogno energetico dei centri tecnologici. I calcolatori richiedono infatti grandi quantità di energia, che durante gli eventi climatici estremi è difficile garantire in modo stabile, anche perché bisogna tenere conto delle esigenze di altri utenti. Per questo spesso si preferisce costruire i centri di elaborazione dati e i calcolatori in paesi nordici, come il Canada e la Finlandia, dove il clima è più freddo e asciutto. Un’altra possibilità è sistemare i supercomputer nel sottosuolo, dove le condizioni ambientali sono più stabili. Gli ingegneri stanno già integrando nei loro progetti i rischi legati alla crisi climatica. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati