La guerra scoppiata nell’Ucraina orientale nel 2014 non è il tema del libro. Anche se è onnipresente, è solo la scena di un incontro, quello con Jurij Beljaev. Un ex poliziotto diventato un ultranazionalista eletto dal soviet di Leningrado nel 1990, un soldato disperso in Bosnia dalla parte dei serbi, un mafioso e un trafficante e, infine, il braccio destro di “Batman”, uno dei signori della guerra dei separatisti filorussi che hanno fondato con la forza le repubbliche autoproclamate di Donestk e Lugansk. “Per tutta la mia vita, sono stato nel centro del tifone”, confida l’uomo soprannominato “il gatto” per le sue numerose vite. Giovane giornalista che ha seguito il conflitto ucraino, Pierre Sautreuil ha il tono e lo stile adatti per tracciare un ritratto impressionante di Beljaev e delle sue imprese, dal crollo dell’Unione Sovietica al Donbass. Raccontando la sua vita quotidiana come libero professionista nell’Ucraina orientale, Sautreuil dipinge un quadro burlesco e agghiacciante di queste bande rivali manipolate dai servizi di sicurezza russi per destabilizzare il nuovo potere ucraino riformista e a favore dell’Europa. Un lungo tuffo nel caos senza mai riuscire, per sua stessa ammissione, a scoprire che cosa motivasse il suo amico fascista. Marc Semo, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati