Regista del disagio, Claire Denis invita spesso a chiedersi come l’arte può inquadrare gli errori umani. Possiamo sentirci più ricchi nel vedere un personaggio andare a sbattere contro un muro? E se sì, a quali condizioni? Domande calzanti in questa storia. Sara (Juliette Binoche) e Jean (Vincent Lindon) sono una coppia solida, ma la ricomparsa di François (Grégoire Collin), ex amico di Jean ed ex amante di Sara, sconvolge l’equilibrio. A quel punto Denis, con una grammatica formale affilata e mai pigra, innesca la miccia di un piccolo calvario: la possibilità che Sara subisca di nuovo il fascino di François s’insinua tra lei e Jean forzandoli a complicati esercizi di dissimulazione. L’autrice lascia ai suoi eccellenti interpreti tutto lo spazio di cui hanno bisogno per esprimere emozioni complesse. Ma sceglie di raccontare la parte più sordida dell’indomabilità del desiderio: una specie di sottomissione a se stessi, più che un movimento verso qualcun altro.
Olivia Cooper-Hadjian, Cahiers du cinéma
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Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati