I Brockhampton sono sempre stati imprevedibili. Hanno cominciato da ragazzini, dopo essersi conosciuti su un forum di fan di Kanye West, e pochi avrebbero immaginato che sarebbero diventati uno dei collettivi rap più importanti degli ultimi anni. Con lo slogan “la migliore boy band dai tempi degli One Direction”, si sono costruiti su un ampio seguito grazie a un mix di sperimentazione e melodia. Le cose non sono sempre andate lisce: diversi membri del gruppo sono stati espulsi, hanno cancellato vari tour e da tempo si parlava del loro scioglimento. Eppure sembrano aver prosperato nel caos. Ora ecco The family: pubblicizzato come il loro ultimo disco, suona come un’ode ingombrante alla carriera del gruppo. Guidato dal frontman Kevin Abstract, che presta la voce a quasi tutti i 17 brani, l’album traccia una storia tra passato e futuro. In The family Abstract alterna campionamenti soul (spesso distorti e accelerati) a suoni presi da mixtape di fine anni novanta, scrivendo una lettera d’amore alla musica con cui i Brockhampton sono cresciuti. Se The family dovesse davvero essere l’atto finale del gruppo, e con loro non è scontato, sarebbe un inchino agrodolce ma alla fine riuscito.
Elly Watson, DIY
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Questo articolo è uscito sul numero 1488 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati