Siamo nell’Irlanda del 1862, una decina d’anni dopo la fine della grande carestia che provocò più di un milione di morti. L’infermiera londinese Lib (Florence Pugh) arriva in un remoto villaggio per sorvegliare una ragazzina di undici anni che, a quanto si dice, non mangia da quattro mesi. L’ha assunta un comitato di anziani del villaggio preoccupati dall’attenzione destata dalla ragazza. Lib, rafforzata dalla sua apparentemente incrollabile fiducia nella scienza, è convinta di risolvere rapidamente la situazione. Nonostante alcune scelte incomprensibili, il cileno Sebastián Lelio ragiona intelligentemente intorno a questioni di controllo – attraverso la chiesa, lo stato e gli uomini – e di corpi vulnerabili in pericolo. La sceneggiatura di Alice Birch, tratta dal romanzo di Emma Donoghue, affronta temi come il trauma e la cura del prossimo e presenta la maternità come un atto rivoluzionario e salvifico.
Manohla Dargis, The New York Times
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1488 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati