Da Ian Fleming a John le Carré, tutti i grandi scrittori di spionaggio del passato lavoravano per i servizi segreti. Non è il caso dell’autore britannico Mick Herron, che per gran parte della vita ha rivisto testi di diritto del lavoro, occupandosi di discriminazioni e licenziamenti. Così, nei suoi romanzi ambientati nella Casa nella palude (Slough house, che è il titolo inglese del primo volume, pubblicato da Feltrinelli come Un covo di bastardi), Herron si è concentrato su quello che conosceva bene: i falliti, gli inutili. I suoi agenti (chiamati “brocchi”) sono quelli scartati dall’Mi5, l’esatta antitesi di James Bond. I libri di Herron – che è stato incoronato erede di Le Carré – sono tra i migliori romanzi di spionaggio della sua generazione. Di sicuro, sono i più divertenti. Sono stati adattati nella serie Apple+ Slow horses (arrivata alla seconda stagione), con un cast stellare guidato da Gary Oldman nei panni di Jackson Lamb, lo sgradevole e geniale direttore della Casa nella palude. Jill Lepore, The New Yorker
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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati