Eo è il nome di un asinello sardo dal manto grigio e lo sguardo perso. Lo conosciamo come animale da circo, compagno di un bellissimo funambolo, l’unico essere umano che lo ama e lo protegge. Trasportato a destra e a sinistra, Eo vive una serie di disavventure che lo portano da un padrone all’altro e da una forma di sfruttamento all’altra. Mettendo il linguaggio in secondo piano, Skolimowski fa appello alle emozioni dello spettatore. Così il film avanza lanciandoci, quasi di sfuggita, il ritratto al vetriolo di una società brutale. Questo surrogato di umanità si riflette nell’occhio dell’asinello, che contraddice da solo l’antropocentrismo del cinema.
Mathieu Macheret, Le MondeEo
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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati