Il sorprendente esordio di Charlotte Wells racconta la tranquilla vacanza di un padre divorziato insieme alla figlia di undici anni in un resort turco: una pausa al sole che suona come una sorta di addio. Con grande padronanza, Wells cattura il momento e l’atmosfera, lascia che il film si svolga in modo naturale, come una storia coinvolgente e fintamente semplice. I dettagli si accumulano, le immagini c’illuminano e l’apparente dolcezza del rapporto centrale della storia si fa inesorabilmente sempre più profonda. Aftersun parla di ricordi d’infanzia, resi splendenti dall’essere costantemente passati in rassegna nella mente. Parla di significati che prima non c’erano ma che ora sono rivelati o addirittura creati dalla mente di chi ricorda e che acquistano nuove intensità e grazia. Paul Mescal è eccellente nei panni di Calum, un ragazzo scozzese in vacanza con la figlia Sophie, interpretata con fascino e naturalezza da Francesca Corio. Durante quasi tutto il film non succede niente di particolarmente drammatico. Ma anche quando accade qualcosa d’importante è molto poco enfatizzato: sembra vita reale. Contrattempi, imbarazzi, divertimento e anche momenti di solitudine di padre e figlia. Tutto questo lo vediamo attraverso le memorie di Sophie ormai adulta, gestite in modo molto originale da regista e interpreti.
Peter Bradshaw, The Guardian

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati