◆ Gli oceani si stanno trasformando. Le correnti che passano tra i quattromila metri di profondità e i fondali potrebbero rallentare, con conseguenze sul clima, sugli ecosistemi e sulla pesca. Al largo dell’Antartide si formano tre correnti fredde che poi si dirigono verso gli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico. Sono prodotte dall’acqua marina salata e fredda vicino alla costa, che tende a inabissarsi. Scorrono in profondità, distribuendo ossigeno dov’è scarso; quando risalgono in superficie, all’altezza dell’equatore, liberano i nutrienti accumulati vicino ai fondali, alimentando la vita marina.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature analizza a fondo il fenomeno, prevedendo che alla metà del secolo la velocità delle correnti potrebbe diminuire fino al 40 per cento. Da qualche decennio l’aumento delle temperature legato alla crisi climatica sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci del continente antartico. L’acqua dolce si riversa in mare diluendo l’acqua marina salata, che ha più difficoltà a inabissarsi. Il sistema delle correnti oceaniche sarebbe quindi a rischio, con conseguenze climatiche in molte regioni. Alcuni aspetti del rapporto tra oceani e clima sono ancora poco conosciuti. Non è chiaro, per esempio, il contributo delle correnti oceaniche all’assorbimento dell’anidride carbonica. Il timore è che il rallentamento delle correnti profonde riduca l’assorbimento in superficie, accelerando quindi il riscaldamento globale.
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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati