Anche se con la guerra in Ucraina le grandi aziende occidentali specializzate nel commercio dei cereali hanno lasciato la Russia, il grano e le altre colture del paese continueranno ad affluire sui mercati globali, scrive Bloomberg. “Sulla terraferma le aziende straniere saranno sostituite da quelle locali e sul mare, dove l’autorità dei porti russi finisce e comincia l’attività delle navi straniere, gli occidentali continueranno a trasportare i cereali di Mosca”. Il colosso statunitense Cargill, per esempio, ha dichiarato ufficialmente che lo farà, “in linea con la missione di nutrire il mondo”. L’uscita delle aziende occidentali non è dovuta alle sanzioni, ma alle pressioni del Cremlino. “Come ha detto un manager del settore, Vladimir Putin le ha messe alla porta, procurandogli danni per centinaia di milioni di dollari e continuerà a incassare soldi con cui finanziare la sua guerra in Ucraina. La Russia, inoltre, userà le esportazioni di cereali come leva diplomatica sulle economie povere ed emergenti. Il suo grano infatti finisce in paesi come la Turchia, l’Egitto e il Bangladesh, che simpatizzano con Putin, o almeno non gli sono ostili”. Le nuove aziende russe saranno guidate da oligarchi del grano, che sfrutteranno la guerra per stringere ancora di più la loro morsa sui coltivatori e comprare a prezzi stracciati il resto della filiera delle forniture fino a ieri in mano agli occidentali. Inoltre, apriranno uffici in tutte le città del Medio Oriente e dell’Asia, pronte a fare affari con i nuovi padroni al posto dei vecchi. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati