Tiffany McDaniel (tiffanymcdaniel.com)

Il terzo romanzo di Tiffany McDaniel, Sul lato selvaggio, non va per il sottile. Basato sulla storia vera delle Chillicothe six, un caso irrisolto di sei donne assassinate nelle campagne dell’Ohio, il libro segue Arcade Doggs, figlia di tossicodipendenti che vive in estrema povertà con la sorella gemella Daffodil. Il testo viaggia nel tempo in modo turbolento, dalla prima infanzia di Arcade e Daffy, che devono riscattarsi dalla miseria usando solo l’immaginazione, fino all’età adulta, in cui entrambe sono dipendenti dalle droghe che hanno ucciso il padre e indebolito la madre. Mentre le ragazze si prostituiscono, le loro amiche più care cominciano a morire nel fiume. Il romanzo cerca invano l’identità dell’uomo che le uccide una dopo l’altra, ma sembra più interessato a esplorare le dicotomie: dolore e bellezza, desiderio e autodistruzione, sorellanza e individualismo. Le donne di questo libro sono intelligenti e stregonesche, parlano in una cadenza poetica che hanno creato insieme, elegiaca in alcuni momenti e stravolta in altri. Gli uomini sono psicopatici. Alcune scene di violenza su donne e animali sono così diaboliche, così viscerali nella loro tortuosa brutalità, che il lettore non le dimenticherà. Ma non è questo il punto? Non leggiamo di omicidi per essere scioccati? Non è forse vero che per molte donne, in luoghi come Chillicothe, questo tipo di miseria è una realtà ineluttabile? Il romanzo usa tecniche creative che spezzano la narrazione di Arcade. Un certo personaggio è sempre preceduto dall’illustrazione di un ragno che s’insinua ai margini del romanzo. Il fiume in cui sono ritrovati i corpi è oggetto di brevi capitoli, diventando un personaggio ricorrente. I rapporti della polizia sono trasformati in ballate. McDaniel mette a segno un colpo di scena impressionante nel finale, con un cambio di prospettiva che potrebbe ispirarvi a ricominciare il libro, se il vostro sistema nervoso è in grado di sopportarlo. E, naturalmente, l’assassino non è il punto. Il punto sono le donne, le trame lugubri e luminose delle loro vite, che si collocano sempre sul lato selvaggio.
Danya Kukafka, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati