Il romanzo d’esordio del poeta britannico Keiran Goddard ha uno schema classico: un ragazzo incontra una ragazza, la ama, la perde. Ma il risultato – una serie di riflessioni intime, anticonformiste e spesso esilaranti su una relazione – è una sorpresa divertente. A prima vista, il testo sembra una poesia in prosa: paragrafi ben distanziati di due o tre righe. Ma il formato è in contraddizione con la potenza della scrittura. Il protagonista senza nome di Clessidra è un libraio aspirante scrittore. L’amore arriva sotto forma di una scrittrice in abito blu, e lui si trasforma. Quasi contro la sua volontà, prende la felicità “come una malattia”, diventando meno solitario ma anche meno giudicante. I piaceri e le eccentricità della relazione sono catalogati in un discorso intimo alla (ormai ex) fidanzata. Il protagonista è un partner difficile. È il tipo di persona che trova divertente la sua propensione a deludere gli altri. Non è quindi una sorpresa che la storia sia una storia d’amore perduta. Un romanzo caratterizzato da un’autocoscienza e un’autoironia sfacciate, in cui le frasi sdolcinate sono note stonate. Tuttavia, come quello del protagonista, il fascino di Clessidra è insidioso.
Nina Renata Aron, Los Angeles Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati