Fantasticare sulla vendetta nei confronti di un ex va molto di moda e sembra faccia anche bene alle vendite. Ma Salad, un pezzo di questo debutto di Sabrina Teitelbaum come Blondshell, alza l’asticella ponendosi tra la rabbia dei Cranberries e situazioni più oscure alla Depeche Mode. Quello che immagina è di uccidere l’uomo che ha fatto del male alla sua amica: è il momento più esplicitamente furioso di tutto il disco, che altrove tratta la rabbia in maniera più sottile e sfumata, per riflettere sulle dinamiche complesse che possono spingere le donne a tollerare i maltrattamenti. Se nella sua vita artistica precedente, quando si firmava Baum, la giovane cantautrice di Los Angeles scriveva slogan alt-pop alienati e femministi che sembravano già sentiti, con la disintossicazione e il lockdown della pandemia ha trovato ispirazione nelle Hole e in PJ Harvey, e l’ha incanalata in un’opera di formazione infuocata ma anche lucida e divertente. Una costante è il desiderio distruttivo di sentire qualcosa, che arrivi dalle droghe, dal sesso o da conferme ingannevoli: “Sono innamorata di un sentimento, non di qualcuno o qualcosa”, canta in Tarmac. Blondshell riesce a trasformare questo desiderio in un rock melodico che getta un po’ di aria fresca sulle influenze degli anni novanta.
Laura Snapes, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati