Lisbona, Portogallo (Horacio Villalobos, Corbis/Getty)

Dall’autunno del 2022 ovunque in Europa e negli Stati Uniti l’aumento dei prezzi ha fatto esplodere i profitti delle grandi aziende, non solo i fatturati, scrive Le Monde. Le entrate dell’azienda di processori StMicroelectronics sono aumentate del 26 per cento e i suoi utili del 100 per cento. I guadagni della L’Oréal sono cresciuti del 24 per cento, quelli della EssilorLuxottica del 50 per cento. Senza dimenticare la Stellantis, le cui vendite sono cresciute del 20 per cento, ma i profitti del 26 per cento. Alcuni esperti, tra cui Philip Lane, capo economista della Banca centrale europea (Bce), hanno avanzato il dubbio che le aziende abbiano sfruttato la situazione per migliorare i loro conti ben oltre la necessità di compensare l’aumento dei costi di produzione, contribuendo ad alimentare l’inflazione, osserva il quotidiano francese. Secondo Denis Ferrand, economista e amministratore delegato del centro di ricerca Rexecode, tra il 2019 e il 2022 il rincaro dei beni intermedi ha rappresentato l’80 per cento di quello dei prodotti finali, mentre la crescita dei salari il 12 per cento: gli utili, invece, sono diminuiti dello 0,2 per cento. Nell’ultimo trimestre del 2022 c’è stata una spettacolare inversione di tendenza: gli utili hanno contribuito al 62 per cento dell’inflazione. La situazione ha davanti una grande incognita: la domanda dei consumatori. Cosa succederà quando questi cominceranno a ridurre gli acquisti? “La domanda si sta indebolendo dappertutto e si alza il vento della protesta. Sarà più difficile per i commercianti di bevande, cibi pronti e auto elettriche proteggere sia i profitti sia il fatturato”. E probabilmente finirà “la breve vendetta” dei produttori sui consumatori, che sono le principali vittime dell’inflazione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati