Nel quarto lungometraggio di Justine Triet c’è tutto quello che ci deve essere. Un’ottima scrittura, attori perfetti, un segreto ben custodito, un’atmosfera ambigua. E anche qualcosa in più, in questo film che esamina le angosce di una coppia di scrittori, uno dei quali è trovato morto. Omicidio o suicidio? Non lo sapremo mai, ma il cammino lungo questo mistero è un appassionante compendio di cinema. Davanti ai giudici, Sandra, sotto accusa, scava nei meandri della sua intimità con il compagno Samuel, la presunta vittima. Come altre opere recenti, Anatomie d’une chute s’inserisce nel canone dei film processuali, distaccandosene. Quello che interessa l’autrice è la storia di due scrittori che si distruggono a vicenda.
Clarisse Fabre, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1513 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati