Non è facile fare il tutto esaurito al Barbican di Londra, soprattutto se non hai neanche pubblicato un album, ma nel 2021 è successo agli Speakers Corner Quartet, diventati uno dei collettivi più famosi del sud della capitale britannica. Raven Bush, Peter Bennie, Kwake Bass e Biscuit suonano insieme dal 2006; si sono incontrati a una jam session chiamata Speakers Corner in un locale di Brixton. Hanno inciso un ep tre anni dopo e da allora hanno continuato a provare e a suonare dal vivo. L’obiettivo non era incidere musica, ma coinvolgere altre persone e creare una comunità. Negli anni hanno lavorato con talenti come Kae Tempest, Mica Levi, Sampha e Shabaka Hutchings, nomi che figurano anche nel loro atteso debutto, Further out than the edge. In 13 tracce gli Speakers Corner Quartet dipingono un quadro composto da una moltitudine di tonalità, senza rinchiudersi in un genere e permettendo ai collaboratori di esprimersi al meglio. Come nei loro concerti, gli ospiti vanno e vengono, senza lasciare stacchi disarmonici ma aggiungendo colori sempre nuovi. Una cultura dipendente dal pop zuccheroso è una cultura guasta. Gli Speakers Corner Quartet hanno dato vita a un progetto che è l’antitesi di tutto questo, dove lo scopo non sono lo spettacolo e i soldi. Al tempo stesso il collettivo racconta la decadenza della città che ama. Come un’onda che cresce, hanno aspettato il momento giusto.
Dhruva Balram, Loud and Quiet
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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati