◆ Alcuni paesi dell’emisfero nord dovrebbero compensarne altri per la crisi climatica. Secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability, i primi – che comprendono Stati Uniti, Regno Unito, i paesi dell’Unione europea, Giappone, Arabia Saudita e altri – dovrebbero versare ai secondi, tra cui ci sono l’India e molti stati africani, circa 940 dollari pro capite all’anno nell’ipotesi che le emissioni di gas serra siano azzerate entro il 2050, limitando il riscaldamento a 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale. I ricercatori hanno calcolato quanto carbonio s’immette nell’atmosfera, assegnando a ogni paese una quota. Analizzando le emissioni a partire dal 1960 è emerso che alcuni paesi hanno prodotto più carbonio della propria quota, mentre altri sono rimasti sotto la propria quota.
I ricercatori hanno calcolato le compensazioni considerando i prezzi delle emissioni di carbonio. Gli Stati Uniti, il principale emettitore, dovrebbero pagare 5.750 dollari pro capite all’anno ai paesi a basse emissioni, mentre l’Iran e il Venezuela circa cinquecento dollari. L’India riceverebbe più fondi di tutti. Tuttavia, analizzando le emissioni dal 1850, all’inizio della rivoluzione industriale, si ottengono risultati diversi. Lo stesso avviene partendo dal 1992, l’anno della convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. In quest’ultimo caso la Cina da paese creditore si trasformerebbe in debitore. La creazione di un fondo di compensazione è stata decisa nella conferenza Cop27 in Egitto.
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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 112. Compra questo numero | Abbonati