La stagione degli incendi primaverili del 2023 è stata la peggiore mai registrata in Canada, con più di cinque milioni di ettari di terreni bruciati, una cifra superiore a quelle del 2016, 2019, 2020 e 2022 messe insieme. Quest’anno sono già state distrutte più di duecento case. “Mentre si avvicinano i mesi più caldi e secchi, molti canadesi mettono in dubbio la capacità del governo di ricostruire dopo questi disastri e di aiutare le famiglie colpite”, scrive il Guardian. Il giornale britannico ha pubblicato un reportage da Lytton, un paesino della British Columbia che è stato completamente distrutto da un incendio il 30 giugno del 2021. “Il villaggio è ancora un ammasso piatto di terra e cemento. Gran parte della sua area è recintata. I residenti si lamentano dei ritardi burocratici e dicono di essere stati dimenticati”. Glenn McGillivray, direttore generale dell’Institute for catastrophic loss reduction, ha spiegato che il Canada non dispone di un sistema per accelerare la ricostruzione dopo i disastri naturali. “Gli eventi naturali estremi sono diventati più grandi e frequenti, quindi sono anche più costosi”. Inoltre il clima canadese fa sì che la stagione in cui si possono aprire i cantieri sia relativamente breve e spesso a complicare le cose ci sono le difficoltà logistiche di portare le squadre di operai in comunità isolate.
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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati