Il consolidamento delle conquiste dei diritti lgbt è necessariamente lento, ma comincia a essere minacciato in diverse parti d’Europa. È appena successo in Italia, dove c’è un governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni: il 15 giugno la procura di Padova ha impugnato gli atti di nascita di 33 bambine e bambini di coppie omogenitoriali, cancellando dal documento la madre non biologica. Nei prossimi mesi un tribunale dovrà decidere se i bambini rimarranno legalmente a carico della madre biologica, che manterrebbe così da sola i diritti legali sul bambino.
La cancellazione dall’atto dell’altra madre significa che questa non potrà firmare un permesso scolastico o un’autorizzazione di viaggio né riconoscere il figlio o la figlia. Il provvedimento potrebbe avere conseguenze per circa 150mila famiglie in tutto il paese.
Anche solo evocare questa possibilità lascia sgomenti per la crudeltà di una decisione che sembra solo amministrativa, ma che nasconde nella sua formulazione burocratica un’aggressione dettata da un senso normativo escludente e invasivo. L’impugnazione degli atti di nascita è stata avallata dalla ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella, che considera accettabile un unico modello di famiglia, quello che “prevede un padre e una madre”. L’Italia è molto indietro rispetto alla Spagna nel riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali, e anche la sinistra non ha una posizione chiara su questo tema, nonostante l’approvazione della legge sulle unioni civili nel 2016.
Minaccia sistematica
Dal 17 giugno in Spagna sono almeno sette i comuni che non hanno più un assessorato alle pari opportunità, sostituito da un assessorato alla famiglia che in alcuni casi, come ha detto apertamente il portavoce di Vox (un partito spagnolo di estrema destra), sarà molto attento alla religione cattolica e ai suoi valori, nonostante la diversità delle famiglie spagnole.
Le notizie che vanno contro i diritti delle persone lgbt in varie parti del mondo sono in aumento. L’approvazione senza precedenti in Estonia della riforma del diritto di famiglia per includere i matrimoni tra persone dello stesso sesso arriva poche settimane dopo che Vladimir Putin ha deciso di revocare la possibilità di cambiare genere in Russia. Dal 1997, una volta riconosciuta la transessualità, era possibile ottenere il cambiamento di genere sui documenti d’identità o sui passaporti. In Uganda i gruppi evangelici ultraconservatori hanno promosso la legge che vieta l’omosessualità, in cui sono previste pene che in determinate circostanze possono arrivare fino alla condanna a morte.
La regressione verso la proibizione e la punizione non è più episodica, ma è una minaccia sistematica ai diritti conquistati. La Spagna è stata all’avanguardia sul loro riconoscimento nel ventunesimo secolo. Impedire che si torni indietro dovrebbe far parte dell’agenda irrinunciabile di qualsiasi partito democratico.
Le esclusioni e i divieti sono promossi da partiti che hanno trionfato facendo un uso populista della parola libertà. Non è un cattivo momento per ricordarlo, ora che cominciano le celebrazioni del Pride in tutta la Spagna. ◆ fr
◆ “Di fronte a questa deriva autoritaria e inaccettabile”, ha dichiarato l’Arci a proposito dell’iniziativa della procura di Padova, “restiamo fermamente convinti che la tutela dei diritti di bambine e bambini con genitori dello stesso sesso debba prescindere dalle modalità della nascita e non possa essere in alcun modo condizionata dall’orientamento sessuale dei genitori. Quello che auspichiamo è una stagione di riforme del diritto di famiglia, fermo in Italia agli anni settanta, che affronti anche i tanti aspetti legati ai diritti, non solo in tema di omogenitorialità, ma anche di adozioni, affidi e tutto ciò che può migliorare la vita di genitori e figli”. Redattore Sociale
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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 41. Compra questo numero | Abbonati