Kostis, medico solitario e introverso, s’installa sull’isola di Antiparos. Dopo il grigio torpore dell’inverno, come ogni estate l’isola si trasforma in luogo di villeggiatura chiassoso e movimentato. Insieme ai turisti, una furia edonistica e spensierata s’impadronisce del luogo. Kostis conosce alcuni ragazzi che si sono rivolti a lui dopo un piccolo incidente e comincia a raggiungerli regolarmente dopo il lavoro, in spiaggia o in qualche locale. Tra loro c’è la giovane Anna, di cui il medico s’infatua. Dopo un rapporto sessuale furtivo su una spiaggia, l’interesse di Kostis per Anna diventa un’ossessione. Suntan è costuito sulle opposizioni o le sovrapposizioni di elementi contrastanti (estate e inverno, giovinezza e maturità, frustrazione e leggerezza sessuali). Da una certa distanza può apparire una messa in scena un po’ fredda e caricaturale delle relazioni tra i sessi. Più da vicino, invece, assistiamo a una mini-discesa agli inferi, a una precisa spirale masochistica a cui si abbandona il medico. Il piacere paradossale del film sta proprio nella gioia impropria prodotta dall’assistere alle disgrazie di un protagonista goffo e patetico. Inevitabilmente, però, il masochismo del personaggio fa appello al sadismo dello spettatore.
Jean-François Rauger, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati