Alla deriva a Berlino, la protagonista dell’intricato esordio di Esther Yi lavora come copywriter per un’azienda che vende cuori di carciofo in scatola. Il suo compito è infondere “in modo credibile all’ortaggio la capacità di provare amore romantico per il consumatore”. La ragazza ha una specie di fidanzato, Masterson, anche se alle feste si presenta come sua sorella adottiva per indicare l’essenza psicologica della loro relazione. Masterson non riesce a innamorarsi di lei, che alla fine s’innamora di un altro, quando la sua coinquilina Vavra le offre un biglietto per il primo concerto berlinese di un gruppo K-pop, i Pack of Boys. L’amore che la ragazza prova per Moon, il più giovane componente della band, è più reale e urgente rispetto alle interazioni pallide a cui era abituata. “Il fatto è che non poteva vedermi”, è costretta ad ammettere. Per compensare questa situazione, comincia a pubblicare fan fiction su un sito chiamato Archmage, storie in cui il lettore può inserire il proprio nome e diventare così il protagonista, interagendo con Moon in uno spazio liminale che esiste solo nella sua immaginazione. Nell’ultimo terzo del romanzo questa idea è spinta ancora più in là quando la narratrice, volando a Seoul nel tentativo di avvicinarsi a Moon, entra nel mondo parallelo del complesso recintato Polygon Plaza, dove i Boys si sono rifugiati dopo l’improvviso ritiro di Moon dalla scena. Un romanzo curioso e cerebrale, costellato di momenti di tenera poesia e di una vertiginosa autoconsapevolezza. Nel labirinto del finale di Y/N, l’apprezzamento del lettore dipenderà dal fatto che non c’è un Minotauro al centro, ma solo una sala degli specchi.
Nina Allan, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1525 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati