I californiani Drab Majesty hanno sempre tentato di raggiungere altri mondi. Il loro ep di debutto, Unarian dances, parlava di appassionati di ufo che trasmettevano da Los Angeles strani film sulla televisione pubblica. Deb Demure, il cui vero nome è Andrew Clinco, insieme a Mona D, vero nome Alex Nicolaou, hanno dichiarato che i personaggi androgini che interpretano con i loro travestimenti sono un tentativo di creare un’arte in cui non ci sia alcuna traccia umana. E quindi anche la loro musica va in questa direzione, emulando con le chitarre un’astrazione vicina a Slowdive, Vini Reilly e Felt. Questo nuovo ep è stato scritto da Demure in una piccola città costiera dell’Oregon, tra isolamento e introspezione. La musica ricerca forme astratte mentre indugia nelle chitarre e la voce segue la lezione drammatica dei grandi cantanti goth. Il brano di 15 minuti Yield to force è l’esempio dell’interesse del duo per strutture oniriche. Non manca però quel senso per la teatralità che li contraddistingue. Il gusto per un suono più etereo resta anche in momenti pop come The skin and the glove, una canzone estatica e allo stesso tempo criptica, in stile Madchester. Grazie al supporto vocale di Rachel Goswell degli Slowdive, il brano Vanity condensa la nuova direzione del gruppo, in cui lo shoegaze si fa spazioso e labirintico. Uno splendore caotico e inquietante che ci dice quanto An object in motion sia distante dal vecchio materiale del duo. Una musica gotica per chitarre, generata dalle radiazioni dello spazio profondo.
Colin Joyce, Pitchfork
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Questo articolo è uscito sul numero 1527 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati