Il nuovo album di Maija Sofia sembra già un classico di questi anni venti del nostro secolo. Lei è una cantautrice irlandese di Galway che fonde melodie assillanti con testi che fanno venire il groppo in gola. Il precedente Bath time, del 2019, parlava di donne abbandonate e abusate come Edie Sedgwick e Jean Rhys, mentre True love si concentra su storie più personali in cui convergono i luoghi, i rapporti con gli altri e le aspettative sociali. L’intreccio di folk e pop sperimentale crea una serie di canzoni straordinariamente forti. La voce di Sofia è leggera ma capace di un registro potente che aggiunge genuinità a quello che canta. Telling the bees è un buon punto di partenza: un valzer stregato con una vocalità vorticosa che la avvicina a Cate Le Bon, Aldous Harding e Joanna Newsom, ma restando comunque se stessa. Il racconto mette insieme la storia di santa Rita da Cascia, che con pazienza riesce a domare un marito irruento, e la credenza secondo cui bisogna comunicare sempre alle api nascite, morti e altri eventi importanti. Così tra esoterismo e mistero, la cantautrice affronta temi più attuali e personali. True love è stato registrato sulla costa di Cork, lontano dalla città, un luogo perfetto per fare magie e scrivere storie. Un disco che parla di persone, vive o morte, del potere degli oggetti, del tempo e dello spazio, scritto da un’artista dal talento invidiabile.
Tom Bolton, The Quietus

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1528 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati