Neeme Järvi, padre di Paavo, ci aveva già presentato le dieci sinfonie del compositore estone Eduard Tubin (1905-1982). Per il nuovo album della sua Estonian Festival orchestra suo figlio Paavo riscopre il balletto Kratt (che in estone significa “folletto”): il lavoro debuttò a Tallinn nel 1943 e fu oggetto di una riscrittura sotto forma di suite nel 1961. È composto da trenta canzoni del folklore estone, ma più che Bartók o Stravinskij fa venire in mente il Prokofev della Suite scita, con il suo sarcasmo e i ritmi selvaggi, anche se non c’è lo stesso genio melodico. La direzione di Järvi è perfetta per quest’opera sfavillante. Kratt dà titolo a un disco che traccia un ritratto musicale parallelo di Estonia e Polonia. La Musica per archi dello stesso Tubin (1963) è decisamente neoclassica. Poi arriva il Concerto per orchestra d’archi di Grażyna Bacewicz (1948), che ricorda il Bartók del Divertimento, con la sua sottile cura nella divisione delle parti. Infine, la Musique funèbre di Witold Lutosławski (1955) nella lettura dell’ensemble estone vede la sua struttura messa a nudo con una precisione quasi chirurgica.
Jérémie Bigorie, Classica
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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati