La prima dichiarazione in cui la ExxonMobil riconosceva pubblicamente che le fonti d’energia fossili sono una delle cause del riscaldamento climatico risale al 2006, ma da allora il colosso energetico statunitense ha cercato per anni di ridimensionare il problema, scrive il Wall Street Journal. Il quotidiano statunitense ha preso visione di alcuni documenti interni da cui risulta che mentre in pubblico il gruppo si diceva preoccupato dei rischi per l’ambiente e sosteneva la necessità di un’azione globale per contrastarli, dietro le quinte “aveva un atteggiamento diverso: pensava a come contenere le paure sull’aumento delle temperature e cercava di snaturare gli studi che danneggiavano gli affari legati al petrolio e al gas”. Questo succedeva quando alla guida del gruppo c’era Rex Tillerson, che appena eletto amministratore delegato aveva cominciato a instillare dubbi sugli effetti del cambiamento climatico e spinto i ricercatori della Exxon a sostenere studi che negavano il problema. Oggi l’atteggiamento dell’azienda è cambiato, soprattutto dopo che contro il gruppo sono state avviate alcune azioni legali con l’accusa di aver mentito sulla crisi climatica.
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Questo articolo è uscito sul numero 1530 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati