Can Çakmur aveva già affrontato Schubert con un notevole Schwanengesang nella trascrizione di Liszt. Ora comincia un nuovo progetto dal titolo Schubert +: lavori per piano del compositore austriaco accompagnati da pagine di altri musicisti che ne sono stati ispirati. Nel primo degli undici volumi previsti, il pianista propone un dialogo tra Schubert e il giovane Schönberg, cosa che gli permette di esplorare i temi della rottura, del silenzio e del caos, come spiega lui stesso nelle note di copertina del disco. Già notato per l’originalità dei suoi programmi di concerto, il pianista turco non è però un provocatore. Il suo pianismo è limpido, senza superficialità, e affronta con lo stesso rigore la prima sonata di Schubert (D 537) e una delle ultime (D 959). È un approccio luminoso, ma che sa trovare con una regia magistrale le tenebre dello spirito schubertiano, con una ricchezza d’immaginazione che scopriamo anche nel tormento dei tre klavierstücke op. 11 di Schönberg, affascinanti compagni delle due sonate. Questo album è la scommessa vinta di un musicista che ha il coraggio di uscire dai sentieri più battuti.
Melissa Chong, Classica
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Questo articolo è uscito sul numero 1533 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati