Margot è giovane, quasi famosa. Ed è sola, figlia di genitori e nonni famosi che l’hanno emotivamente trascurata. Suo padre, Steve, una rockstar, le riserva attenzioni solo in pubblico. Sua madre, Rose, si preoccupa per lei ma non sa come starci insieme. Il più delle volte, Rose lascia Margot con la nonna, Josephine, un’ex ballerina che tira le fila della famiglia. Da ragazza, Margot si taglia: desiderosa di attenzioni, quasi non si accorge di non provare dolore fisico. Il secondo romanzo di Stephanie LaCava si apre quando Margot lascia New York per il Montana rurale. Lì incontra un ex neurologo, Graves. Lei non si lamenta di un brutto taglio alla gamba e lui ne trae una sorprendente deduzione. “Sei nata con un’insensibilità al dolore”. È una premessa elegante: esplorare la sofferenza e la disaffezione attraverso le esperienze di una ragazza privilegiata che non può provare dolore. Stephanie LaCava suggerisce che l’invulnerabilità di Margot è proprio ciò che la rende indifesa.
Daisy Hildyard, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati