Nove dei dieci lavori di questo album dimostrano che Jean Sibelius non lavorava in un vuoto culturale: in Finlandia esistevano altri musicisti di talento, se non di genio. Se fosse morto dopo la composizione dell’ouverture Karelia (1893) – come Ernst Mielck dopo la sua brahmsiana Ouverture drammatica (1898) – non avrebbe mai messo in ombra il suo amico Robert Kajanus, la cui raffinata Overtura sinfonica (1926) ha un tono molto tedesco. L’Ouverture lyrique (1892) di Armas Järnefelt, cognato di Sibelius, è uno dei pochi esempi d’influenza apertamente russa, ma gli elementi francesi del suo stile prevalgono, soprattutto nel delizioso Praeludium (1900). Il culmine è Nummisuutarit (1936) di Uuno Klami. L’apertura rigida e drammatica dell’Ouverture commedia (1923) di Leevi Madetoja smentisce il suo stato d’animo giocoso. C’è un vero splendore orchestrale nelle aperture fiabesche delle suite teatrali di Erkki Melartin (La bella addormentata nel bosco, 1904) e Selim Palmgren (Cenerentola, 1902). Più leggeri nel tono, hanno più autorità dell’esile Preludio op. 7(1912) di Heino Kaski. Il programma è eseguito con energia e delicatezza dalla Oulu Sinfonia, ben diretta da Rumon Gamba.
Guy Rickards, Gramophone

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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati