D urante un corso di fotografia che si svolgeva in una zona remota della Francia, la fotografa britannica Mel ­McVeigh non riusciva a trovare persone da ritrarre. Così la sua insegnante le aveva suggerito di cercarle usando Tinder, un’app per incontri ­online. Da allora, per cinque anni, McVeigh ha usato spesso l’app, sia per conoscere uomini con cui uscire sia per trovare nuovi soggetti per le sue immagini.

Sul suo profilo aveva scritto la domanda “Posso farti un ritratto?” e incontrava solo chi le rispondeva sì, scegliendo le persone che suscitavano realmente il suo interesse. La priorità per lei era la connessione, il ritratto arrivava dopo. “La fiducia era tutto.Non sapevano come li avrei fotografati né se fossi una truffa. E io dovevo avventurarmi nelle case di sconosciuti, perciò mettevo subito in chiaro le mie intenzioni”.

La maggior parte delle foto le ha scattate in circa trenta minuti, subito dopo le presentazioni e qualche chiacchiera al telefono nei giorni precedenti. Con alcuni è uscita una o due volte, altri non li ha fotografati pur avendoli incontrati. “All’inizio l’idea era di concludere il progetto quando mi fossi innamorata. Ma non è successo”.

Ognuno di questi uomini aveva un motivo per accettare la proposta di McVeigh: alcuni erano curiosi, altri non erano mai stati fotografati da una professionista, per altri ancora era un modo per conoscere qualcuno. “Ma sia per loro sia per me c’era anche la possibilità di trovare l’amore”, dice McVeigh.

A chance of love (Possibilità d’amore) è il titolo scelto per il libro che ha autopubblicato nel 2022, in cui ha raccolto alcuni di questi ritratti. “Mi sono chiesta se fosse giusto affidare alla tecnologia scelte così significative per noi esseri umani”, spiega l’artista. “Siccome parliamo sempre più spesso d’intelligenza artificiale, mi sembrava opportuno riflettere sul fatto che queste app lavorano su semplici calcoli matematici. Se ti piace un tipo di persona ti propongono solo quello. Ma così si perde la bellezza del caso. Ecco perché ho provato a sfidare l’algoritmo per vedere che tipi di persona mi avrebbe proposto”.

Il libro è stato realizzato in collaborazione con alcuni degli uomini ritratti: uno ha contribuito alla stesura finale e un altro ha scritto una poesia. Anche McVeigh ha composto dei versi ispirati ai suoi appuntamenti.

Oltre ai ritratti ha scelto di inserire le foto di alcune delle conversazioni avute su Tinder e WhatsApp. “Contengono quello che ci siamo scritti: le banalità, la pianificazione dell’incontro e delle foto, il sexting”, racconta McVeigh.◆

Schermate dell’app Tinder
Pedro
Paul
Ollie
Stefan
Miguel
Luis
Danilo

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati