È un incontro tra un venezuelano e il suo paese. Tra un uomo e una donna. Tra un analfabeta e la parola scritta. Tra un uomo e un mito. Tra un popolo e la sua storia. In Il meraviglioso viaggio di Octavio, un romanzo d’esordio dallo stile elegante e poetico, Miguel Bonnefoy – lui stesso cittadino venezuelano, anche se vive a Parigi e scrive in francese – orchestra una storia luminosa che è allo stesso tempo semplice e complessa, e che risuona con la ricca tradizione letteraria dell’America Latina. Octavio è un contadino solitario con una vita modesta. Per sfuggire alla vergogna di non saper né leggere né scrivere, nasconde la sua disabilità sotto una benda, fingendo di avere una mano ferita. Fino al giorno in cui incontra Venezuela, un’attrice dell’alta società. Lei sa bene che lui appartiene a un mondo diverso dal suo, ma si diverte a condividere la sua compagnia. È stata lei a fargli conoscere la parola scritta. Un giorno, però, sotto gli ordini di Guerra, il capo di una confraternita di scassinatori per cui lavora, Octavio si ritrova nella casa della sua amata, che deve svaligiare. Finisce per fuggire. Per Octavio comincia il grande viaggio. Dopo l’inaspettata introduzione all’amore e alla parola scritta, parte inconsapevolmente alla scoperta del suo paese, della maestosa bellezza dei suoi paesaggi, della sua gente e della sua storia. C’è qualcosa di epico, lussureggiante, meraviglioso e onirico.
Geneviève Simon, La Libre
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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati