Il vento soffia forte e caldo attraverso il canyon di Santa Ana nel nuovo romanzo di Susan Straight, Mecca. Quanto a distanze autostradali, si tratta di un regno non lontano dallo scintillio di Hollywood e dalla felicità artificiale di Disneyland, ma per qualsiasi misura che conti è lontano anni luce. I personaggi di Straight sono le colonne portanti dell’agricoltura, dell’assistenza sanitaria e dell’ospitalità, minoranze che lavorano nei campi, puliscono e disinfettano per salari infimi.
Attraverso i finestrini oscurati di una Mercedes in corsa le loro comunità possono sembrare semplici come il deserto, ma sotto l’occhio minuzioso di Straight appaiono in tutta la loro umanità. I suoi personaggi discendono da messicani, nativi, spagnoli, africani schiavizzati e altri ancora. Una ricca mescolanza di culture che, nel romanzo, un funzionario dell’immigrazione e delle dogane appiattisce in una frase: “Quindi sei nero”. Al centro di Mecca c’è Johnny Frías, un agente di polizia della California che percorre più di trecento chilometri al giorno con la sua moto. Quando era appena entrato in servizio, Johnny fermò una brutale aggressione sulle montagne, uccidendo un bianco. Le circostanze lo spaventarono troppo per denunciare l’accaduto, così seppellì il corpo dell’uomo e non lo disse a nessuno. Da allora, ogni volta che piove, teme che il cadavere esca dalla sua tomba senza nome e distrugga la sua vita accuratamente regolata. Straight non fa in tempo a raccontare questa storia avvincente che passa a un’altra, in apparenza del tutto estranea. Improvvisamente ci troviamo a seguire la vita di Ximena, una giovane messicana entrata negli Stati Uniti clandestinamente. Ximena lavora in una spa per donne facoltose che si sottopongono a interventi di chirurgia plastica. Quando trova un neonato abbandonato in una delle lussuose stanze della spa, è presa dal panico. Tra i poli di questi due ambigui crimini – commessi a vent’anni di distanza l’uno dall’altro – Straight intreccia i dettagli di un romanzo straordinariamente coinvolgente su una rete di persone legate dal sangue, dall’amore e dal dovere.
Ron Charles, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati