Per decenni la politica e la società tedesca sono state plasmate da due fattori che hanno dato al paese un’invidiabile aura di stabilità. Un sistema elettorale basato sul proporzionale ha favorito una più ampia cultura del compromesso sociale e del pragmatismo, di cui sono espressione le “grandi coalizioni” di governo tra sinistra e destra. In economia, un’avversione al debito radicata in tragiche esperienze storiche ha messo l’accento sull’equilibrio di bilancio, incarnato fin dal 2009 dal “freno al debito”, un limite costituzionale al deficit di bilancio.
Questa settimana, in una fase di recessione e austerità, un’ondata di scioperi e manifestazioni ha colpito una Germania sempre più divisa. Di ritorno dalle vacanze, il vicecancelliere Robert Habeck (dei Verdi) è stato contestato dagli agricoltori che gli rimproverano i tagli ai sussidi per il 2024.
L’8 gennaio convogli di trattori hanno bloccato il centro di Berlino, dando inizio a otto giorni di proteste in tutto il paese. I lavoratori delle ferrovie scioperano per un salario migliore, mentre i medici chiuderanno le sale operatorie se il governo non darà più sostegno al sistema sanitario. I camionisti, furiosi per l’impennata dei pedaggi, hanno annunciato vari blocchi stradali.
Il catalizzatore del malcontento è una recente sentenza con cui la corte costituzionale tedesca ha impedito al governo di usare i fondi di emergenza autorizzati durante la pandemia per finanziare un piano per il clima e le infrastrutture. La decisione ha coinciso con il ritorno del freno al debito, sospeso durante le crisi degli ultimi tre anni. Il risultato è un enorme buco nelle finanze pubbliche, che il governo guidato dai socialdemocratici ha cercato di colmare con tagli e aumenti delle tasse.
Una scelta più sensata sarebbe stata estendere la sospensione del freno al debito almeno per un altro anno, ma il ministro delle finanze Christian Lindner, liberista, si è opposto. Il cancelliere Olaf Scholz è quindi costretto a imporre una riduzione del bilancio pubblico a un’economia in cui il pil si è ridotto dello 0,3 per cento nel 2023 e la fiducia degli imprenditori è ai minimi storici.
Il partito che con ogni probabilità otterrà più benefici dalla tensione sociale è Alternative für Deutschland (AfD), la forza di estrema destra che in base ai sondaggi è al secondo posto a livello nazionale e al primo posto in tre stati in cui si voterà quest’anno. Per mantenere il sostegno dei cittadini durante la transizione verde e affrontare i problemi economici strutturali dovuti all’invasione russa dell’Ucraina, il governo ha bisogno di un margine di manovra finanziario più ampio.
Di sicuro la tensione sociale non diminuirà se il governo continua a rispettare un dogma fiscale inappropriato per questi tempi. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati