◆ Secondo uno studio statunitense, finora lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia dovuto al cambiamento climatico potrebbe essere stato sottovalutato. La calotta glaciale dell’isola si sarebbe infatti ridotta ai margini più di quanto stimato. Lo studio, pubblicato su Nature, ha analizzato migliaia d’immagini satellitari. Tra il 1985 e il 2022 la Groenlandia ha perso oltre mille miliardi di tonnellate di ghiaccio, un’area di circa cinquemila chilometri quadrati, il 20 per cento in più di quanto si pensasse. Il ghiacciaio che si è ridotto di più è lo Zachariæ, seguito dal Jakobshavn e dall’Humboldt. Ma quasi tutti i ghiacciai groenlandesi si sono sciolti in modo significativo. I più vulnerabili sembrano essere quelli che hanno ampi cicli stagionali, con un avanzamento in inverno e un ritiro in estate. La perdita della parte terminale dei ghiacciai accelera lo scioglimento di quella restante: quando la fronte si stacca, l’acqua di mare si infiltra, riducendo l’attrito fra il ghiaccio e la roccia sottostante. “È come se si togliesse il tappo dal fiordo, permettendo al ghiaccio di scorrere più velocemente nell’oceano”, ha detto Chad Greene, ricercatore del Jet propulsion laboratory della Nasa e autore principale dello studio. Poiché il ghiaccio perso si trovava in gran parte sotto il livello del mare, il suo scioglimento ha avuto un effetto minimo sull’innalzamento degli oceani, ma il fenomeno ha comunque un impatto considerevole sulla salinità e sulle correnti marine.
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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati