I primi dieci anni della carriera di Kanye West sono stati quasi perfetti. Dal suo capolavoro di debutto del 2004, The college dropout, che ha appena compiuto vent’anni, fino all’uscita del suo album Yeezus, che ha rivoluzionato il genere nel 2013, West è stato davvero all’apice della sua creatività. Ma l’inizio della fine del suo dominio artistico è arrivato solo pochi anni dopo la conclusione del suo Yeezus Tour. Certo, The life of Pablo del 2016 aveva regalato dei grandi momenti musicali, ma la creazione goffa e caotica di quel disco ne aveva svalutato il valore complessivo, anticipando la crisi della carriera del rapper. Ora, grazie al costante scontro con i mezzi d’informazione e alle sue dichiarazioni antisemite, le azioni di Kanye non sono mai state così basse. Vultures 1, primo capitolo della stravagante trilogia di Ye insieme all’altro rapper Ty Dolla Sign, è arrivato l’11 febbraio dopo una serie di rinvii. L’album si apre con il brano Stars, lento e carico di gospel. Kanye West odierebbe sentirselo dire, ma la canzone migliore, quella in cui suona come il “vecchio Kanye”, è l’allegra Burn. Tutto sommato, Vultures 1 alterna ottimi momenti ad altri meno riusciti e non sposta di molto l’ago della bilancia della sua carriera. I suoi fan si troveranno nello stesso posto in cui erano prima che uscisse l’album: confusi, delusi, ma aggrappati all’idea che il Kanye di cui tutti ci siamo innamorati possa ancora offrire ottima musica che vale la pena di difendere.
Scott Glaysher, HipHopDX
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Questo articolo è uscito sul numero 1550 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati