Il bellissimo e misterioso film sentimentale di Andrew Haigh è una fantasia sovrannaturale sulla solitudine e l’amore. Si concentra su quella fase critica della mezza età in cui si realizza che la nascita è probabilmente più lontana della morte, che non è detto che troveremo l’anima gemella e che i nostri genitori erano persone normali e vulnerabili, proprio come noi. Adattato dal romanzo giapponese di Taichi Yamada ne mantiene alcune caratteristiche oscure e angoscianti, ma trovando al loro interno qualcosa di dolcemente rivelatorio. Andrew Scott interpreta Adam, uno sceneggiatore avviato alla depressione che sta scrivendo pigramente un copione sui suoi genitori, morti improvvisamente quando lui aveva dodici anni. Passa le giornate nel suo appartamento in un moderno palazzone di Londra, dove abita Harry (Paul Mescal), anche lui solo. Mentre tra i due sta cominciando una relazione, Adam sente il bisogno di tornare nel quartiere residenziale dove viveva con i genitori, che con sua sorpresa ritrova nella vecchia casa: non sembrano invecchiati di un giorno e lo accolgono con calore e naturalezza. Non è una fantasticheria da scrittore. Ormai Adam ha l’età che avevano i genitori quando sono morti e l’universo gli ha dato la possibilità miracolosa di confrontarsi con loro da adulto. Probabilmente il finale dividerà il pubblico, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Adam e Harry. Ma questo non cambia il fatto che Estranei sia soddisfacente e commovente.
Peter Bradshaw, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati