Ho qualche domanda da farti è allo stesso tempo un romanzo di ambientazione universitaria, una pungente riflessione etica sul fascino del true crime e una storia che fa i conti con il MeToo. Ed è anche uno dei romanzi più avvincenti che abbia letto negli ultimi anni. La lingua letteraria di Makkai è un misto d’intelligenza, capriccio e saggezza. La narratrice, Bodie Kane, ha un tono arguto ed effervescente sempre però accompagnato alla comprensione per la fragilità umana e l’onnipresente minaccia della perdita. Bodie ha quarant’anni, due figli e vive in California. È uscita da una storia di traumi e povertà per diventare “una docente universitaria saltuaria con un podcast molto apprezzato”. Il titolo del suo podcast è Starlet fever e parla di “come Hollywood ha masticato e sputato le donne”. Nel passato scolastico della protagionista c’è un terribile delitto, la morte della sua compagna di stanza Thalia Keith, per la quale viene condannato un allenatore nero di nome Omar Evans. Questa vecchia storia di cronaca nera viene riesumata da una trasmissione televisiva e da una serie di investigatori del web su Reddit e YouTube. Sensi di colpa, responsabilità e complicità cominciano ad assillare le giornate di Bodie. In più il suo ormai ex marito e padre dei suoi figli viene “cancellato” da internet a causa di una vecchia storia con una ragazza giovanissima che era stata da lui circuita. Capire cosa sia successo a Thalia diventa un’ossessione per Bodie e tutti, ex compagni di scuola, amici, ex insegnanti possono essere sospettati. La scrittura di Makkai è densa e precisa e centra alla perfezione tutti i riferimenti agli anni novanta. Ma soprattutto affronta di petto quesiti spinosi sui mezzi di comunicazione, la legge, le questioni di genere e quelle razziali.
Priscilla Gilman, The Boston Globe
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Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati