All’inizio degli anni ottanta dell’ottocento, Brynhild Størset, una povera ex cameriera norvegese, parte per l’America alla ricerca di una nuova vita. Dopo aver vissuto qualche tempo con la sorella a Chicago sposò un norvegese, Mads Sørensen, e lo uccise. Poi sposò un altro norvegese, Peder Gunness, e uccise anche lui. Dopo cominciò a mettere annunci matrimoniali alla ricerca di altri uomini da uccidere: arrivò ad ammazzarne una trentina, facendoli a pezzi e seppellendo i resti in giardino. Questa è la sanguinosa storia del personaggio noto come, “La prima serial killer d’America”, Lady Barbablù o la principessa dell’inferno. La scrittrice norvegese Victoria Kielland riprende questa storia scioccante e la racconta da una nuova angolatura. Conosciamo la govane Brynhild a 17 anni mentre viene presa, la faccia premuta contro il cuscino, da Firstborn, il figlio di un suo ricco datore di lavoro. Quando lei gli dice di essere rimasta incinta, lui la prende a calci fino a farla abortire.I miei uomini però non cerca di capire le cause che hanno portato Brynhld a uccidere, ma analizza una serie di forze interiori (la rabbia, la paura, la vergogna, il desiderio, la solitudine e la fede estatica di agire per conto di Dio) che hanno contribuito alla sua degenerazione mentale. Carys Davies, The Guardian
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati