Una musica inquietante parte mentre sullo schermo compare Dhruv Rathee. La sua caratteristica maglietta girocollo – rossa, in questo caso – e un sorriso scaltro sono l’unica introduzione prima di affrontare una questione scomoda: “L’India sta diventando una dittatura?”. Rathee, youtuber di 29 anni, dice che a prima vista l’India ha tutte le caratteristiche di una democrazia. I cittadini possono scegliere tra molti partiti e indicare il loro candidato preferito. Ma la realtà, sostiene, è molto più complessa. Rathee attacca il primo ministro Narendra Modi parlando della corruzione, della manipolazione d’istituzioni teoricamente indipendenti e della sovversione del processo democratico. Il video dura 29 minuti, tra monologhi, animazioni e infografiche. Rathee accusa il governo di prendere di mira sistematicamente i mezzi d’informazione e i partiti d’opposizione. Sostiene che alcuni temi sono del tutto scomparsi dal dibattito pubblico, per esempio la violenza etnica da tempo in corso nello stato nordorientale di Manipur, dove sono state uccise più di duecento persone.

Il ritratto dell’India dipinto da Rathee è tetro, come la musica e le caricature animate che usa per dare forza alle sue argomentazioni. Il paese che descrive è molto diverso dalla storia di successo raccontata da Modi e dai suoi sostenitori, quella di un’India capace di influire sulla situazione globale e con un’economia da cinquemila miliardi di dollari.

Lo scontro tra due visioni opposte del paese è particolarmente accesso sui social network. Su WhatsApp, per esempio, il partito di governo di Modi, il Bharatiya janata party (Bjp), gestisce cinque milioni di canali. La piattaforma è usata da quattrocento milioni d’indiani. Se il servizio di messaggistica ha una diffusione capillare, YouTube raggiunge ancora più persone: con 460 milioni di utenti, l’India è il primo mercato della piattaforma. Da una parte ci sono tanti canali YouTube con milioni di abbonati che cercano di diffondere notizie ma spesso diventano un veicolo della disinformazione e dell’islamofobia; dall’altra ci sono i critici di Modi come Rathee, accusati di manipolare i dati e i fatti per mettere in cattiva luce il primo ministro, ignorando tutti gli aspetti imbarazzanti che riguardano i leader e i partiti dell’opposizione.

In un momento in cui un numero sempre maggiore d’indiani si fida delle notizie trovate su YouTube e WhatsApp più che dei mezzi d’informazione tradizionali, Rathee è diventato una figura di riferimento online. I sondaggi suggeriscono che la popolarità di Modi è ancora alta, ma rivelano anche che l’inflazione e la disoccupazione, temi su cui Rathee insiste in modo particolare, sono in cima alle preoccupazioni dei cittadini.

Il messaggio di Rathee raggiunge un numero di utenti di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi campagna elettorale o leader di partito. Alcuni numeri: su YouTube il suo canale ha più di 22 milioni di iscritti, quattro volte più del canale del Bjp. Il Congress, principale partito d’opposizione, ha poco più di cinque milioni di iscritti, mentre il suo leader principale, Rahul Gandhi, si ferma a sei milioni. Le cifre di Rathee sono vicine a quelle dell’uomo che con tanto impegno cerca di screditare: il canale di Modi è seguito da 24,5 milioni di persone. In alcune città i partiti dell’opposizione hanno cominciato a proiettare i video di Rathee negli spazi pubblici. “Creeremo uno tsunami che distruggerà l’intero It Cell”, ha scritto Rathee su X il mese scorso, riferendosi al dipartimento del Bjp che si occupa dei social network ed è accusato di favorire la disinformazione politica.

Primi dubbi

Dieci anni fa la situazione era diversa. All’epoca Rathee considerava Modi un simbolo della speranza. Quando il politico ha conquistato il potere per la prima volta, Rathee aveva appena finito le scuole superiori e si era trasferito in Germania per studiare ingegneria meccanica. È in quel periodo che ha creato il suo canale YouTube. Il suo primo video era un racconto di viaggio registrato con il telefono, e dice che nel 2003 ha realizzato un video di pupazzi animati usando solo una webcam.

Nel 2011, come milioni di giovani indiani, Rathee è stato conquistato dal primo movimento politico nazionale mai vissuto dalla sua generazione, con una serie di proteste di massa contro la corruzione e il governo gestito dal Congress. Quel processo ha scosso il paese e spianato la strada all’ascesa di Modi.

Rathee e la moglie ricevono spesso minacce di morte e di stupro

Nel 2014 anche Rathee, come tanti altri, si è fidato della passione con cui Modi si scagliava contro la corruzione e l’illegalità. È diventato un suo sostenitore e ha esultato per le sue vittorie. Ma presto ha cominciato ad avere forti dubbi. Il punto di rottura è arrivato nel 2015. In quel periodo l’Aam aadmi party (Aap), all’opposizione nel parlamento nazionale ma al potere a Delhi, aveva introdotto una linea telefonica anticorruzione, e Modi aveva scatenato una battaglia contro il governo statale dell’Aap per il controllo di quello strumento. “È stato un momento sconvolgente. Ho capito che Modi non aveva interesse a eliminare la corruzione in India”, racconta Rathee in un’intervista concessa da un luogo segreto.

Lo youtuber spiega che la sua rabbia è cresciuta quando ha notato che molti canali tv nazionali erano appiattiti sulle posizioni di Modi e del Bjp. È in quel contesto che Rathee ha pubblicato il primo video di commento politico, nel settembre 2016. Nel filmato, girato interamente con il suo telefono, si concentrava sull’It Cell, accusando la struttura di aver fatto disinformazione per influenzare il dibattito politico con fotografie ritoccate, video alterati, citazioni false e post a pagamento per creare tendenze sui social network. All’epoca Rathee lavorava da solo, come dimostra la qualità del video, piuttosto grezza rispetto a quelli più recenti.

Da quel momento Rathee non si è più guardato indietro. Negli ultimi otto anni ha pubblicato quasi 650 video sul suo canale principale (ne cura un altro dedicato ai viaggi), visti da decine di milioni di utenti. Alcuni affrontano temi storici come la seconda guerra mondiale o d’attualità come l’ondata di caldo che ha colpito ampie aree del paese. Ma il più delle volte si concentrano sulla politica. “Preferisco girare video divulgativi o di viaggio, ma oggi non posso ignorare la situazione politica”, spiega.

Convinzione e autostima

I commentatori politici che ne hanno analizzato il lavoro sottolineano che all’origine del suo successo c’è un insieme di elementi. La principale roccaforte del Bjp è l’India settentrionale, dove il partito ha fatto il pieno di voti in diversi stati alle elezioni del 2014 e del 2019. L’hindi è la lingua principale della regione, che comprende ampie zone rurali. Rathee proviene dallo stato agricolo di Haryana, e nei suoi video parla un hindi molto semplice e colloquiale.

Il fatto che sia stato un sostenitore di Modi gli permette di avere una certa presa su chi in passato ha votato per il primo ministro ma ora è scettico. Rathee usa di proposito lo stesso linguaggio nazionalista del Bjp, una strategia comunicativa che secondo Akash Banerjee, autore di satira politica su YouTube, è molto efficace. Anche Banerjee cura un canale critico nei confronti del governo, Deshbhakt (patriota, in hindi).

“Rathee si rivolge al pubblico con un linguaggio familiare e ribadisce che il suo non è un messaggio contro la nazione ma contro l’odio e ‘l’adorazione di un partito’”, spiega Banerjee. “Vuole far capire alle persone che amare il proprio paese e la propria religione non significa sostenere automaticamente i partiti o i leader politici”.

Rathee dice che i suoi video si sono evoluti nel tempo e che con gli anni ha imparato molto. Oggi i filmati mostrano una convinzione e un’autostima che sono il frutto dei tanti errori commessi. Anche se non è un giornalista, prova a essere preciso e scrupoloso, a basarsi sui fatti. “Le critiche delle persone oneste m’interessano molto”, spiega. “In alcuni dei miei video mescolavo i fatti alle opinioni, oggi non lo faccio più”.

Fino al 2020 Rathee realizzava tutto da solo, dalle ricerche alla scrittura dei testi, dalle riprese al montaggio. “Il problema era che facevo molti errori”, spiega. Oggi può contare su ricercatori, autori e montatori. “Abbiamo creato diversi sistemi per garantire l’accuratezza dei video. La qualità complessiva è migliorata molto”.

Nel corso degli anni Rathee ha sviluppato uno stile particolare: tutti i suoi video, in cui indossa una maglietta girocollo a tinta unita, cominciano con il saluto “Namaskar doston” (benvenuti amici). Secondo Banerjee la capacità di Rathee di affrontare in modo semplice argomenti complessi, affidandosi ai fatti e a una produzione di alto livello, contribuisce a far crescere il suo pubblico. “La diffusione dei suoi video mostra che nel paese c’è una forte preoccupazione e che ci sono persone disposte ad ascoltare i fatti. È il segno che la propaganda dell’It Cell sui social network sta fallendo”.

Rathee crede che il motivo del suo successo sia più semplice: l’approccio personale, emotivo e schietto lo rende apprezzabile ed evidenzia la sua distanza dai commentatori politici di professione.

In alcuni casi cerca d’inserire nei video politici contenuti più leggeri. Tempo fa il Bjp ha pubblicato un annuncio pubblicitario in cui un’attrice, che interpreta una studente indiana bloccata in Ucraina sotto i bombardamenti russi, racconta allegramente al padre che Modi ha salvato lei e i suoi amici “fermando la guerra”. Rathee ha risposto con un filmato sarcastico in cui imita l’attrice. Il suo “war rukwa di paw paw” (“ha fermato la guerra, papà”) ha trasformato lo spot in un meme virale, mettendo in ridicolo la rivendicazione del governo di Modi, tra l’altro smentita dal ministero degli esteri.

Ma il più delle volte Rathee affronta temi meno allegri. Nel 2023, dopo che Modi aveva promosso Kerala story, un film in cui si racconta di un complotto per convertire all’islam le donne non musulmane e farle combattere per il gruppo Stato islamico in Asia occidentale, Rathee ha pubblicato un video di 23 minuti in cui smonta una per una le tesi del film. Travolti dalle critiche, i registi del film hanno riconosciuto che la loro opera non era interamente basata sui fatti e di aver esagerato la portata del fenomeno delle donne del Kerala meridionale che vanno in Medio Oriente per unirsi ai jihadisti.

Rathee è criticato da più fronti. Alla fine di maggio Swati Maliwal, deputata dell’Aap in rotta con i vertici del partito che governa Delhi, ha dichiarato che Rathee aveva amplificato una campagna contro di lei facendole ricevere molte minacce di morte. Rathee ha respinto le accuse. Altri lo considerano un megafono dell’opposizione. All’inizio di maggio il ministro per le scienze della terra e la produzione alimentare del governo Modi, Kiren Rijiju, ha ritirato fuori un video in cui Rathee criticava la corruzione durante il governo del Congress, tra il 2004 e il 2014.

Rathee ha risposto con un video in cui spiegava a Rijiju che i suoi commenti precedenti dimostravano la sua indipendenza da tutti i partiti, e poi ha elencato i casi in cui il ministro aveva smentito se stesso.

Per molti giovani indiani che vogliono diventare popolari sui social, soprattutto per quelli che cercano contrastare la narrazione del governo di Modi, Rathee è una fonte d’ispirazione. Lui sa bene che i suoi video, per quanto diffusi, hanno un impatto ancora molto lontano da quello dell’oliata macchina propagandistica del Bjp. Per questo, oltre ai suoi filmati, cerca di amplificare altre voci. “Da solo puoi arrivare fino a un certo punto. Produco più video che posso, ma ci sono anche altri creatori di contenuto che fanno un ottimo lavoro. Cerco di collaborare con loro e condividere i loro video sui miei canali”, spiega.

Nuova generazione

Gli autori sostenuti da Rathee ottengono un aumento immediato delle visualizzazioni. Il comico Arpit Sharma faceva il contabile e creava sketch contro Modi nel tempo libero, ma non aveva risorse per il montaggio e la produzione. Tutto è cambiato quando è stato contattato su X da Rathee. “Mi ha messo a disposizione la sua squadra per montare il video e poi lo ha condiviso sul suo canale”, racconta Sharma. Il filmato ha avuto più di 14 milioni di visualizzazioni. Questa settimana Rathee ha promosso un altro video in cui Sharma critica il governo Modi accusandolo di non aver mantenuto la promessa di garantire la sicurezza delle donne in India, elencando diversi casi di stupro e abusi. Secondo Sharma la dedizione con cui Rathee ha costruito la sua piattaforma ha ispirato molti creatori di contenuti. Attaccare pubblicamente il governo indiano in un momento in cui la politica nazionale è profondamente divisa comporta vari rischi. Negli ultimi anni sono stati censurati tanti influencer e piattaforme online ostili al primo ministro.

Nell’aprile 2024 il governo ha chiesto a YouTube di oscurare National Dastak, un canale gestito da un giornalista entrato in politica. Alcuni mesi fa, mentre gli agricoltori protestavano contro il governo negli stati intorno a Delhi, l’amministrazione ha ordinato a X di bloccare quasi duecento profili. HindutvaWatch, sito che si occupa di registrare i reati d’odio, è stato bloccato in vista delle elezioni. L’India figura regolarmente in cima alla classifica dei paesi che chiedono ai vertici di X di bloccare i profili sgraditi.

Secondo Seema Chishti, direttrice della rivista online The Wire, l’uso delle leggi informatiche da parte del governo per colpire le voci critiche è “un chiaro messaggio di censura. In questo modo si alimenta l’autocensura, con conseguenze preoccupanti”. I gruppi per la difesa della libertà di stampa hanno lanciato l’allarme per una nuova legge che il governo Modi ha promesso di introdurre e che potrebbe aumentare il controllo dell’amministrazione sulle testate. “Stanno cercando di creare un sistema di pressione simile a quello cinese. Lavoro come giornalista da 33 anni e non avevo mai visto questo livello di censura”, racconta Chishti.

Rathee dice di essere finito al centro di una campagna di disinformazione che imputa a lui e alla moglie presunti legami con il Pakistan, nemico storico dell’India. Lo youtuber riceve regolarmente minacce di morte, mentre alla moglie toccano le minacce di stupro. Sostiene di non avere paura, ma evita di rivelare la sua posizione o quella dei suoi familiari che vivono ancora in India. In ogni caso in questo momento sente di non avere alternativa. Deve andare avanti. Sa che il suo canale potrebbe essere oscurato, ma crede che restare in silenzio sarebbe molto peggio. “È il momento di parlare. Ora, perché poi sarà troppo tardi”, avverte in un’intervista video con Banerjee. “L’India non è ancora una dittatura, ma lo sta diventando”. ◆ as

Biografia

1994 Nasce nello stato dell’Haryana, nell’India settentrionale. Dopo le superiori si trasferisce in Germania, dove prende una laurea in ingegneria meccanica al Karlsruher Institut für Technologie, e poi un master in energie rinnovabili nello stesso istituto.
2013 Apre un canale su YouTube in cui parla della situazione politica in India. In pochi anni conquista più di 22 milioni di iscritti e diventa una delle più influenti voci critiche verso il primo ministro indiano Narendra Modi.


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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati