Fremont, nella Bay Area, è chiamata anche Little Kabul: ospita una delle più grandi enclave afgane negli Stati Uniti, in cui molti immigrati vanno in cerca di un senso di comunità. Ed è proprio quello di cui ha bisogno Donya (Anaita Wali Zada): comunione, connessione, amore. Merce rara in questi tempi atomizzati, soprattutto per lei, giovane rifugiata ed ex traduttrice per l’esercito statunitense. Ma vivere tra gli altri afgani non è di grande conforto, forse perché lei non ha bei ricordi del suo paese. Preferisce la routine del laboratorio dove lavora, dove producono biscotti della fortuna. Un giorno Donya scrive il suo numero di telefono su un bigliettino e lo infila in un biscotto. Il regista iraniano-britannico Babak Jalali, che ha scritto il film insieme a Carolina Cavalli, cattura la difficile situazione esistenziale di Donya con l’atmosfera asciutta dei film di Jim Jarmusch o Aki Kaurismaki, maestri dell’imperturbabilità intrisa di malinconia.
Beatrice Loayza, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati