C’è una bella differenza tra “un avversario politico e un nemico della repubblica”. L’ha detto Albane Branlant, candidata del partito centrista Renaissance che si è ritirata dal secondo turno delle legislative a beneficio di François Ruffin (Nuovo fronte popolare), nel tentativo di arginare l’avanzata del Rassemblement national (Rn). Questa esigenza è imperativa. All’opposto i dubbi di alcuni leader centristi e di alcuni politici di centrodestra tradiscono una perdita dei riferimenti politici fondamentali. La situazione della Francia, che tra qualche giorno rischia di essere governata dagli eredi di una lunga storia antirepubblicana, richiede un esame doloroso delle priorità. In cima, evidentemente, dev’esserci la difesa dei princìpi ereditati dalla rivoluzione francese. A questo proposito, il progetto dei leader dell’Rn di escludere i cittadini con doppia nazionalità dagli incarichi pubblici, di abbandonare lo ius soli e di introdurre il principio di “preferenza nazionale” è di gran lunga il più inaccettabile di tutti i programmi elettorali. La prima proposta ripesca la vecchia ossessione dell’estrema destra per i presunti “finti francesi” – che nei decenni ha alimentato l’odio contro gli ebrei e che oggi colpisce i musulmani – e crea una discriminazione incostituzionale. L’abbandono dello _ ius soli_ cancellerebbe il principio di integrazione dei figli degli stranieri che nemmeno il regime collaborazionista di Vichy aveva osato mettere in discussione. Quanto alla “preferenza nazionale”, servirà ad attaccare i valori di uguaglianza e solidarietà.
Se i riferimenti costituzionali e storici sembrano senza peso davanti al vento di rivolta evidenziato dal successo dell’Rn al primo turno, chi ha deciso di non ascoltare gli appelli a ritirarsi dal secondo turno sarà responsabile di aver svenduto secoli di conquiste repubblicane in un rischioso mercanteggiamento elettorale. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati