Nel Tempo delle mosche dell’argentina Claudia Piñeiro la protagonista è un’ex detenuta in cerca di riscatto con un’ossessione per gli insetti. In questo romanzo Piñeiro riesce a forzare i confini del genere poliziesco, creando una trama impeccabile e denunciando le ingiustizie che sono commesse contro le donne. La chiave per capire il suo punto di vista è nel personaggio di Tom Ripley di Patricia Highsmith, che uccide, inganna e manipola ma ottiene sempre la simpatia dei lettori. Inés, respinta prima da sua madre e poi da sua figlia, è un’assassina che ha confessato i suoi crimini, una donna che non vuole essere toccata da nessuno. Si guadagna da vivere in un’impresa di disinfestazione e divide l’ufficio con la Manca, l’unica donna con cui riesce a fare amicizia. A un certo punto, con una vita che sembra non andare né avanti né indietro, alle due si presenta un’opportunità criminale che potrà cambiare la loro vita o rispedirle in carcere. C’è poco altro da dire su un romanzo che, secondo la sua stessa autrice, è stato molto complesso da costruire. Il tempo delle mosche potrebbe essere il tipico giallo che si legge tutto d’un fiato, perché l’architettura generale funziona benissimo, ma Piñeiro alla formula aggiunge due elementi rischiosi e inattesi: da una parte la passione scientifica della protagonista per le mosche e dall’altra la presenza di una sorta di coro che, come nelle tragedie, commenta le vicende di Inés e la Manca.
Juan CarlosGalindo, El País

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati