Genya Savilov, Afp/Getty

Con l’Ungheria che il 1 luglio ha assunto la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea, il premier sovranista Viktor Orbán ha avviato una serie di ambiziose iniziative politiche e diplomatiche a livello internazionale. La prima è stata la visita a Kiev del 2 luglio (nella foto) , in cui il primo ministro ungherese ha invitato gli ucraini a un cessate il fuoco immediato, richiesta accolta con freddezza dal presidente Volodymyr Zelenskyj. “Orbán si è presentato con lo slogan ‘Make Europe great again’, ricalcato su quello di Donald Trump. Non facciamoci ingannare: Orbán s’ispira a un politico che, se vincerà le elezioni, abbandonerà l’Ucraina e l’Europa”, commenta La Libre Belgique. Due giorni prima, il 30 giugno, a Vienna, il premier ungherese aveva incontrato l’austriaco Herbert Kickl, leader dell’Fpö (estrema destra), e l’ex premier ceco Andrej Babiš, alla guida del partito populista Ano, per lanciare un “manifesto patriottico” e fondare un nuovo gruppo al parlamento europeo (per il quale servono almeno 23 eurodeputati di sette paesi). Il quotidiano ungherese Nepszava è scettico sul progetto: “Non è solo il ‘mainstream’ europeo a non credere al leader ungherese, ma anche i suoi alleati. Provando a creare un suo gruppo parlamentare a Strasburgo, Orbán indebolirà la posizione dei sovranisti, frammentando ulteriormente la sua famiglia politica”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati