Octavia E. Butler accetta una sfida difficile: ambientare la sua storia sull’orlo di un cambiamento epocale e immaginare un nuovo ordine del mondo nel momento del suo concepimento. I capitoli iniziali che si svolgono nella California del sud nell’anno 2024 mostrano una società in disfacimento con qualche elemento per noi ancora riconoscibile. La comunità della classe media in cui vive con la famiglia la quindicenne Lauren Oya Olamina è protetta dall’esterno da un alto muro di cinta. Là fuori c’è una nuova droga chiamata pyro che trasforma i tossici in piromani, le strade sono pericolose ma ci vuole ancora un occhio molto attento per capire quanto il disastro sia vicino. Lauren è la figlia di un pastore battista e soffre di una condizione rara chiamata “iperempatia” a causa della quale patisce il dolore altrui come se fosse il suo. La narrazione di Butler segue il diario di Lauren: attraverso la descrizione dei disastri sociali, politici e naturali che stanno distruggendo il suo mondo la ragazza comincia a immaginare una società nuova. La sua è una visione religiosa: Lauren diventa una profeta e una guida per uno sparuto gruppo di sopravvissuti. La parabola del seminatore è un’appassionante storia di sopravvivenza e un racconto realistico su come si diventa grandi in un mondo in disfacimento. Ma soprattutto è una sottile e vagamente disturbante esplorazione del vangelo secondo Lauren: “L’unica verità certa è il cambiamento. Dio è cambiamento”.
Gerald Jones, The New York Times (1993)

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati