La caldissima estate europea è stata segnata da immagini contraddittorie, come quelle provenienti da Atene e circolate molto sui social network: turisti che si rilassano in piscina mentre sopra le loro teste si alzano enormi pennacchi di fumo provocati dagli incendi boschivi fuori controllo.

Questo contrasto riflette l’indifferenza della società e la scarsa comprensione delle conseguenze dei fenomeni climatici estremi, aggravati dal continuo aumento delle temperature. L’Europa è particolarmente colpita, visto che si sta riscaldando a velocità doppia rispetto agli altri continenti. Le temperature sopra i 40 gradi sono ormai la norma in molte aree della costa del Mediterraneo.

Se vogliono preservare prosperità e benessere, le società europee non possono ignorare questo fenomeno. Bisognerà prima di tutto adattare i sistemi sanitari per proteggere i cittadini più vulnerabili, uno sforzo che finora è mancato completamente.

Secondo uno studio pubblicato su Lancet Public Health, entro la fine del secolo in Europa triplicheranno i decessi causati dal caldo estremo, con un aumento sproporzionato nei paesi del sud: si stima che passeranno da 43.729 a 128.809 all’anno. Questa dinamica potrebbe provocare problemi “senza precedenti” ai sistemi sanitari.

La crisi coinvolge a vari livelli tutti gli stati europei, anche quelli più a nord. Secondo le ricerche, in Irlanda le morti legate al caldo estivo aumenteranno di venti volte (passando da 30 a 563), con temperature che secondo le previsioni cresceranno di tre gradi. Una situazione peggiorata dal progressivo invecchiamento della popolazione. È la dimostrazione che l’Europa non si sta preparando alle sfide del cambiamento climatico. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1578 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati