Ventiquattro milioni di algerini erano attesi alle urne il 7 settembre per eleggere il capo dello stato, in un voto boicottato da gran parte delle forze d’opposizione. Il giorno dopo è stata annunciata la vittoria del presidente uscente Abdelmajid Tebboune, 78 anni, con quasi il 95 per cento dei voti. Secondo i dati ufficiali l’affluenza alle urne è stata solo del 48 per cento, anche se era stato prolungato l’orario di apertura dei seggi. Tebboune invece sperava di ottenere un mandato popolare più forte rispetto al 2019, quando era stato eletto al termine di un anno di proteste organizzate dal movimento popolare hirak. A sorpresa l’8 settembre i tre candidati, tra cui lo stesso Tebboune, hanno criticato l’autorità elettorale Anie. “I dati sono contraddittori”, riporta in prima pagina il quotidiano El Khabar, riprendendo le dichiarazioni dei direttori delle tre campagne elettorali. In particolare non convincono le percentuali dell’affluenza che, contando il totale dei voti espressi, sarebbe di circa il 25 per cento. Secondo il giornalista algerino Nadjib Belhimer, intervistato da Le Monde, l’obiettivo dell’Anie era “attenuare l’impatto dell’astensione”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati