Il 10 settembre il primo ministro laburista Anthony Albanese ha annunciato che l’Australia è pronta a vietare l’uso dei social media a bambini e preadolescenti. Entro la fine dell’anno entrerà in vigore un progetto di legge che fissa a 14 o 16 anni l’età minima per poterli usare. Albanese ha precisato che l’età non è stata ancora decisa. Il leader dell’opposizione conservatrice, Peter Dutton, ha garantito il suo sostegno al progetto di legge. Secondo Daniel Angus, docente alla Queensland university of technology, il piano del governo è però “precipitoso e miope”, perché precede la relazione finale di un’inchiesta parlame ntare sugli effetti dei social media sulla società australiana. “Il progetto di legge potrebbe produrre danni più gravi escludendo i ragazzi da una partecipazione attiva e sana al mondo digitale”, sostiene Angus. Toby Murray, docente d’informatica e tecnologie dell’informazione dell’università di Melbourne, non è neanche certo che un limite d’età sia davvero applicabile. “Il governo sta sperimentando una tecnologia per verificare l’età degli utenti, ma sappiamo che i metodi disponibili sono inaffidabili, facili da aggirare o rischiosi per la privacy degli utenti”, ha detto Murray. Il quotidiano The Age ha scritto in un editoriale che “l’iniziativa è lodevole ma le difficoltà di realizzazione sembrano insormontabili”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati